Essere affidabile è un valore antico, ma che si sta perdendo in un mondo dove l’individualismo è dilagante.
I due insegnamenti: qualità e serietà
Nella mia vita ho conosciuto tante persone che mi hanno insegnato tantissime cose.
Soprattutto nella vita lavorativa ho avuto la fortuna di avere tanti bravi mentori.
Persone molto valide, che hanno voluto condividere con me il loro sapere aiutandomi a crescere.
Mi hanno preso sotto la loro ala, mi hanno donato la loro esperienza e mi hanno lasciato tanto.
Devo dire grazie, veramente grazie a tante persone che ho incontrato nel mio cammino.
Dal canto mio, ho colto l’occasione per assorbire tutto come una spugna, senza perdere nulla.
Ho cercato il più possibile di non dimenticare niente, portandolo dietro come un prezioso bagaglio.
Più che un bagaglio, forse dovrei chiamarlo una cassetta degli attrezzi, da aprire in ogni occasione.
Però, tra tutti gli insegnamenti che ricordo, due in particolar modo mi sono rimasti impressi.
Il primo riguarda la qualità del lavoro, quando il mio collega Ernesto mi disse:
Fai un lavoro lentamente ma fallo bene, perchè in futuro il risultato del tuo lavoro verrà ricordato per la sua qualità e non per quanto tempo hai impiegato
Parole sante, eterne, sempre valide, ma soprattutto in un mondo dove tutto è veloce e superficiale.
Il secondo insegnamento riguarda la serietà e mi è stato trasmesso da Maurizio che mi diceva:
Per vendere non devi usare grandi tecniche, ma devi solo cercare di essere una persona seria. La serietà nella vita è un valore sacro, ma al giorno d’oggi scarseggia. Quindi basta essere persone serie, che trattano bene i propri clienti per poter battere la concorrenza
Anche questo insegnamento è stato prezioso, perché in effetti mi sono reso conto che i clienti apprezzavano più di ogni cosa il poter contare su di me.
L’affidabilità in un mondo dove scarseggia
Dopo anni ho capito che i due valori di qualità e serietà potevano essere semplicemente riassunti in un concetto: essere affidabili.
Si tratta di un concetto che oltre a questi due valori ne racchiude altri e mi fa vivere sempre bene.
Ho provato allora a cercare l’affidabilità nel mondo intorno a me, rendendomi conto che scarseggia.
Ma perché scarseggia?
Io credo che si sia creato un circolo vizioso negativo tra individualismo e poca affidabilità.
L’uno alimenta l’altro, ma è difficile capire quale sia la causa e quale la conseguenza.
Provo a spiegarmi meglio.
Spesso non possiamo fidarci delle altre persone, non possiamo fidarci l’un l’altro.
Non parlo di tradimenti maliziosi o intenzionali, ma semplicemente di poca affidabilità.
Si ottengono spesso delle delusioni che ci fanno rimanere molto male.
Non potendo fidarci l’uno dell’altro, dobbiamo necessariamente utilizzare tutte le nostre risorse per poter andare avanti ed emergere.
Questo ci rende sempre più competitivi, sempre più in tensione, sempre più arrabbiati.
Ma soprattutto ci rende sempre più soli e quindi individualisti.
Ed ecco che il circolo vizioso riparte.
Il nostro individualismo ci porta ad aspettarci l’inaffidabilità, quindi a pensare solo a noi stessi e ad essere poco affidabili a nostra volta.
Non è un mondo che mi piace, non è un mondo che io vorrei così.
Vorrei potermi fidare sempre delle persone, anche di quelle conosciute poco, senza dover stare sempre in guardia.
Non vuol dire fidarsi ciecamente, poiché è giusto essere prudenti.
Però è anche giusto stare tranquilli dopo che si sono abbassate le difese.
Una volta che ho capito che una persona è affidabile, è giusto abbassare le difese, esporsi ed essere vulnerabile.
Perché altrimenti non si è mai veramente se stessi.
Non ci si può mai veramente esprimere al 100% potendo vivere la propria interiorità ed emotività.
Si cerca sempre di avere un piano B perché temiamo la fregatura.
Un piano alternativo che che ci salvi da questa mancanza di affidabilità.
Quando purtroppo non ci si può fidare di una persona, il rapporto è debole, ci si sente più soli e quindi si va in cerca di qualcun’altro.
E’ difficile avere un rapporto solido e stabile con una persona sulla quale non si può fare affidamento.
Promuovere l’affidabilità
Il mio messaggio però non è tanto quello di dire che gli altri sono cattivi e di stare in guardia.
Esattamente il contrario, cioè rompere il circolo vizioso negativo e alimentarne uno positivo.
Visto che il valore dell’affidabilità scarseggia, in primis noi stessi dobbiamo essere seri e affidabili.
Non si può pretendere dagli altri ciò che noi stessi non siamo in grado di fare.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”
Ghandi
Essere affidabili paga tantissimo, ma veramente tanto e parlo per esperienza.
Ho notato un cambiamento nelle altre persone da quando sanno che possono contare su di me.
Sanno che non cambio idea, che non penso solo a me stesso, che faccio un lavoro di squadra.
Fare squadra e arrivare insieme all’obiettivo, non come individui ma come gruppo compatto.
Come essere affidabili
Entrando nello specifico…
come si fa a essere affidabili secondo me?
Ora provo a raccontarti le caratteristiche che per me sono importanti e che mi fanno rilassare nel rapporto con una persona.
Dire sempre la verità
Sembra una cosa scontata, ma scontata non lo è per niente.
Purtroppo capita spesso di trovare persone che non dicono sempre la verità, o meglio tutta la verità.
Magari lo fanno per paura, per timore, per essere accettati.
Sta di fatto che quando incontriamo una persona che a volte non è sempre sincera, in noi scatta la diffidenza e non sappiamo più quando possiamo credere alle sue parole.
Quando dobbiamo essere sinceri quindi? Semplicemente SEMPRE.
A volte si ha paura a dire la verità, perché ci si aspetta una reazione avversa da parte dell’interlocutore.
In realtà se mentiamo o omettiamo stiamo solo procrastinando il problema, perché come dice il proverbio “tutti i nodi vengono al pettine”.
Se ci abituiamo alla sincerità, magari andremo incontro a piccoli problematiche quotidiane, ma potremmo creare rapporti solidi e duraturi.
Le persone apprezzano la sincerità, anche se a volte fa male.
Se vuoi approfondire il tema della sincerità, ti consiglio di leggere il libro di Sam Harris “Lying”
Essere puntuali
Lo ammetto, essere puntuali può sembrare una banalità, ma io credo che non lo sia per niente.
Essere puntuali è un sintomo di rispetto, perché la persona con cui abbiamo appuntamento ha modificato la sua agenda per noi.
Se noi arriviamo tardi, non stiamo rispettando il suo impegno, il suo tempo e lei stessa.
Certo, può capitare ogni tanto un ritardo, ma sono sicuro che conoscerai persone che sono ritardatarie croniche.
Come faccio a fidarmi di una persona che so che arriverà in ritardo?
Questo mi crea un clima di incertezza e nell’incertezza non può esserci fiducia.
Tra l’altro, proviamo a pensare se quella stessa persona dovesse prendere un treno che parte ad una determinata ora.
Sicuramente sarebbe puntuale.
E allora perché non lo è anche con le persone sue amiche?
Perché inconsciamente facciamo una scala di valori personale, dando una priorità ad ogni cosa.
Quindi arrivare in orario per un treno e non per me, io la reputo una mancanza di rispetto.
Se anche a te i ritardi danno fastidio, dobbiamo impegnarci noi stessi a non essere mai in ritardo.
So cosa mi stai per dire… in città grandi e incasinate è difficile essere puntuali.
Guarda, io ho abitato per 10 anni a Roma e sono sempre stato puntuale.
Perché se davvero vuoi bene a una persona, parti per tempo, consideri gli imprevisti e magari arrivi anche in anticipo, ma è un dono che apprezzerà.
Mantenere la parola data
Uno sguardo, una promessa o una stretta di mano possono valere più di un contratto scritto.
Spesso cerchiamo di mettere tutto nero su bianco, vogliamo essere sicuri, abbiamo la mania del controllo.
In realtà basterebbe semplicemente essere affidabili e responsabili, mantenendo la parola data.
Mantenere la parola data vuol dire non cambiare idea, fare una promessa e mantenerla.
Per carità, non deve essere un concetto super rigido, però non possiamo neanche dare poco peso alle parole che diciamo.
Le parole sono fondamentali, l’altra persona ci crede e noi abbiamo il dovere di onorare quello che diciamo.
Altrimenti si torna nel clima di incertezza, non so mai se posso credere alla promessa fatta da una persona.
Invece, se so che quella persona è di parola, so che farà quello che dice e lo trovo una dimostrazione grandissima di rispetto e amore nei miei confronti.
Prendersi una responsabilità
Prendersi una responsabilità vuol dire portare a termine un compito bene e nei tempi promessi.
Significa che tu puoi anche considerare risolto un problema, perché sai che c’è una persona che ti ha dato la sua parola e che lo farà.
Questo ti permette di non pensare più a quella cosa e di occuparti di altro.
Sai che quella attività è come se fosse già stata fatta.
Se si vuole creare un clima di fiducia, l’assumersi responsabilità è una parte molto, ma molto delicata.
È come un banco di prova: le persone ti assegnano delle responsabilità e vogliono vedere se possono fidarsi.
Ti posso dire per esperienza, che sapersi prendere una responsabilità e portarla a termine anche senza che l’altra persona ci controlli, porta enormi vantaggi.
Le persone apprezzano tantissimo questo atteggiamento, perché crea un clima di fiducia, dove poter stare bene e rilassati.
Ma soprattutto, permette una divisione serena dei compiti, permette quindi di fare gruppo e squadra.
Fare squadra
Nelle mie esperienze da lavoratore dipendente sentivo sempre la responsabilità dell’azienda.
Non era mia naturalmente, ma lavoravo e mi comportavo come se lo fosse.
Quindi con onestà, qualità, affidabilità soprattutto verso l’esterno, lavando poi i panni sporchi in casa, se fosse stato necessario.
Spesso invece notavo altri colleghi che dicevano: “L’azienda non è la mia, quindi che cosa me ne frega”
In realtà non è così, perché se le persone stanno insieme solo per interesse, senza poter fare affidamento l’un l’altro, non si può andare molto lontano.
Se devi guardarti le spalle dai tuoi pari, come puoi battere il nemico e affrontare i problemi.
Questo è valido sia sul mondo del lavoro sia nella vita personale.
Si sta perdendo il concetto di fare squadra, cioè di stare insieme e compatti in ogni situazione, soprattutto in quelle negative.
Invece ho notato che le persone usano il gruppo per nascondersi.
Aspettano sempre che qualcun’altro faccia qualcosa e sperano di non essere mai chiamati in causa, proprio come a scuola.
Ma questo non è il concetto di gruppo che io desidero.
Per me essere un gruppo, o fare squadra, vuol dire collaborare sempre INSIEME per arrivare INSIEME all’obiettivo.
Ognuno ha il suo compito e sa che può fidarsi di tutti gli altri componenti del gruppo, ed è questa la forza della squadra.
Aiutare senza un tornaconto
A tutti capita di avere dei problemi nella vita, grandi o piccoli che siano.
Quando abbiamo un problema cerchiamo di risolverlo da soli, come è giusto che sia.
Ma se non ci riusciamo a chi possiamo chiedere di darci una mano?
Prova a pensare a quante persone sei sicuro che ti aiuteranno se tu lo chiedi.
Per me si contano sulle dita di una mano, anzi meno.
Le altre, quando ricevono una richiesta di aiuto valutano se gli conviene o meno aiutare.
Peccato che la maggior parte delle volte aiutare non conviene, ci si rimette sempre.
Perché aiutare non è un investimento, ma è a fondo perduto.
Lo si fa per amore, per mutuo soccorso, si rinuncia a qualcosa per salvare qualcun’altro.
E quando la ruota girerà otterremo lo stesso aiuto, ma solo se abbiamo fatto la nostra parte.
Il bilancio sui rapporti quindi andrebbe fatto nel loro complesso e non caso per caso.
Invece, spesso vedo proprio il contrario: le persone valutano le mie richieste di aiuto e spesso ottengo dei rifiuti.
Ma perché fanno così?
Semplicemente perché per aiutarmi dovrebbe rinunciare a “troppe” cose.
Troppe secondo il loro metro di misura, perché a volte si tratta solo di dedicare del tempo.
Alcune addirittura non valutano se perdono “troppo”, non vogliono proprio perdere niente.
Ma perché si rifiutano?
Perché credono di essere autosufficienti, di non aver mai bisogno di una mano.
Pensano che se loro non hanno bisogno di una mano, possono anche esimersi da darla agli altri.
Questo è dovuto al fatto che la nostra società premia l’autosufficienza.
Ma non è così secondo me, perché prima o poi tutti abbiamo bisogno di avere una mano.
Inoltre, proprio perché qualcuno non ha bisogno di aiuto è nella condizione ideale per aiutare gli altri.
“Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”
Karl Marx
Cosa è per te l’affidabilità?
Siamo giunti alla fine di questo articolo, quindi come al solito ti chiedo di raccontarmi la tua esperienza.
Cosa è per te l’affidabilità? Quanto è importante? Come si fa a essere affidabili?
Scrivimi e sarò felice di leggere i tuoi pensieri.
Ciao Dario.
Nelle tue parole vedo molta verità, purtroppo. Spesso ci affanniamo a far di tutto per tutti, pur di dare un pezzo di noi, togliendoci tanto: tempo, affetti, risorse, facendo comunque un torto a qualcun altro per poter dedicare un attimo del nostro tempo a chi invece non è disposto a cambiare i suoi programmi per noi.
Penso però anche se noi smettessimo completamente di farlo non faremmo che alimentare questo circolo vizioso di individualismo e negatività, come tu stesso dici.
Io personalmente, grazie a qualcuno che mi ha insegnato a mostrarmi come “affidabile”, soprattutto a lavoro, noto che le persone apprezzano e piano piano fanno squadra… si dedicano.. e iniziano a fare qualcosa per me.
Grazie mille delle tue parole, che guidano e fanno riflettere.
Ciao Simona, grazie mille a te per aver riportato la tua esperienza.
Hai sottolineato un aspetto molto importante, cioè quello di non cambiare il proprio atteggiamento solidale anche se vediamo che gli altri fanno l’esatto opposto.
Solo la perseveranza di atteggiamenti positivi può portare grandi cambiamenti in se stessi e negli altri.
Grazie ancora e a presto!